Non conoscevo nulla di Lepage fino a che non sono andata a una sua mostra, a inizio 2020.
L'amore è stato istantaneo: l'amore per le sue tavole meravigliose, per i colori.
Già lì avevo puntato Ar-Men. Avrei voluto portare a casa questo libro, ma li avevano finiti, così ripiegai su un altro. E allora mi innamorai delle sue storie, del suo modo di narrarle e della malinconia potente che sa metterci dentro.

Ar-Men l'ho recuperato un paio di settimane fa, l'ho letto oggi.
E di nuovo sono rimasta incantata.
È commovente, poetico e non ti racconta una storia sola, ma una storia, dentro una storia, dentro una storia. Tutte legate a questo faro, tutte che si rincorrono nei nomi, nei personaggi, nelle loro passioni e nelle loro immense solitudini. Immense come l'Ar-Men, sperso nel male su cucuzzolo di scoglio che affiora appena dalle acque, ed è battuto da venti e onde così alte che arrivano anche a mangiarselo il faro.
Le tavole restituiscono il freddo dell'acqua in tempesta, il calore della luce che guida i marinai, le illusioni e le disillusioni. Ma soprattutto i ricordi. Questa graphic novel è fatta di ricordi.

Lepage è un maestro.