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A review by dennyb1
Memorie di Ghiaccio by Steven Erikson
5.0
Finora il mio libro preferito della saga Malazan dei Caduti.
Leggere ciò che la mente di Steven Erikson ha partorito è come assistere alla nascita di una divinità: non si riesce a capire dove inizi la realtà e finisca il sogno. Ho sempre desiderato leggere una saga fantasy che mi obnubilasse tutte le altre letture. Per leggere Memorie di ghiaccio ci ho impiegato più di mese eppure non ho mai provato il desiderio di affiancarci un altro libro e ora che l’ho finito sento rimbombare dentro di me le frasi e i gesti dei mastodontici personaggi che vivono tra queste bellissime pagine: da Itkovian, che con il suo abbraccio compie qualcosa di leggendario ovvero la manifestazione carnale della compassione, passando per Gruntle, Toc Il Giovane, la Mhybe, fino ad arrivare a Whiskeyjack e Korlat (che vivono una storia d’amore durante la guerra contro il Veggente Pannion) oltre ad altri personaggi che si sono incontrati nel primo libro, come il meraviglioso Anomander Rake, l’astuto Ben Lo Svelto, il nobile Paran e l’irresistibile Kruppe. E a questi se ne affiancano altri come Lady Invidia e i Seguleh, oltre a fare la conoscenza del Dio Storpio, che sarà la minaccia più terribile che dei e umani dovranno affrontare.
Fare spoiler degli eventi narrati all’interno del libro sarebbe un peccato capitale, ma ci tengo a dire soltanto una cosa: ciò che fa di Memorie di ghiaccio un libro meraviglioso e avvincente non è una rincorsa sanguinosa al trono, neanche i giochi di potere sono in primo piano, seppur il pantheon di Erikson sia trafficato e - ora - in pericolo, bensì una sorta di umanesimo commovente che fa riflettere profondamente i personaggi sulle loro stesse azioni e condizioni. E ai caduti in battaglia - a cui peraltro è intitolata la saga - viene restituita una dignità solida, tangibile. “I soldati ricevono un’armatura per la carne e per le ossa, ma devono forgiarne da soli una per l’animo. Pezzo per pezzo” dice a un certo punto Itkovian. Sono convinto che siano i personaggi di Erikson a forgiare la storia e non il contrario.
Leggere ciò che la mente di Steven Erikson ha partorito è come assistere alla nascita di una divinità: non si riesce a capire dove inizi la realtà e finisca il sogno. Ho sempre desiderato leggere una saga fantasy che mi obnubilasse tutte le altre letture. Per leggere Memorie di ghiaccio ci ho impiegato più di mese eppure non ho mai provato il desiderio di affiancarci un altro libro e ora che l’ho finito sento rimbombare dentro di me le frasi e i gesti dei mastodontici personaggi che vivono tra queste bellissime pagine: da Itkovian, che con il suo abbraccio compie qualcosa di leggendario ovvero la manifestazione carnale della compassione, passando per Gruntle, Toc Il Giovane, la Mhybe, fino ad arrivare a Whiskeyjack e Korlat (che vivono una storia d’amore durante la guerra contro il Veggente Pannion) oltre ad altri personaggi che si sono incontrati nel primo libro, come il meraviglioso Anomander Rake, l’astuto Ben Lo Svelto, il nobile Paran e l’irresistibile Kruppe. E a questi se ne affiancano altri come Lady Invidia e i Seguleh, oltre a fare la conoscenza del Dio Storpio, che sarà la minaccia più terribile che dei e umani dovranno affrontare.
Fare spoiler degli eventi narrati all’interno del libro sarebbe un peccato capitale, ma ci tengo a dire soltanto una cosa: ciò che fa di Memorie di ghiaccio un libro meraviglioso e avvincente non è una rincorsa sanguinosa al trono, neanche i giochi di potere sono in primo piano, seppur il pantheon di Erikson sia trafficato e - ora - in pericolo, bensì una sorta di umanesimo commovente che fa riflettere profondamente i personaggi sulle loro stesse azioni e condizioni. E ai caduti in battaglia - a cui peraltro è intitolata la saga - viene restituita una dignità solida, tangibile. “I soldati ricevono un’armatura per la carne e per le ossa, ma devono forgiarne da soli una per l’animo. Pezzo per pezzo” dice a un certo punto Itkovian. Sono convinto che siano i personaggi di Erikson a forgiare la storia e non il contrario.