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A review by margymew
Metafisica dei tubi by Patrizia Galeone, Amélie Nothomb
5.0
La “Metafisica dei tubi” è una non-biografia surreale ed immensamente egocentrica che ripercorre i primi tre anni di vita dell'autrice, nata ad Osaka da genitori di origini belghe. Amélie colloca il momento della sua "nascita" a due anni e mezzo, quando allo stato di assoluta inerzia e autocontemplazione dei primi trenta mesi di vita subentrano lo shock per la presa di coscienza dell'esistenza di una realtà al di fuori di sé, l'ira funesta per l'impossibilità di gestire il mondo e gli eventi, la frustrazione per l'incapacità di esprimersi attraverso suoni di senso compiuto.
Dopo due anni e mezzo di esistenza passiva in qualità di Pianta, di tubo flessibile che ingurgita insaziabilmente senza filtri, Amélie si desta dal suo stato di torpore e immobilità senza alcuna ragione apparente, e la sua rabbia furiosa si abbatte sul mondo intero. Solo la nonna paterna riesce a placare la sua collera offrendole una tavoletta di cioccolato bianco, rivelandole la delizia e il piacere sublime che la portano alla scoperta dell'io.
Successivamente la bambina sperimenta il fascino delle parole, la curiosità per la morte, l'amore per il Giappone, la sua cultura, la sua natura e i suoi paesaggi incantevoli, il disgusto, lo sgomento, l'orrore della perdita degli affetti e delle proprie radici.
Un libro fluido, ironico, lucido e originale, che mi ha divertita moltissimo e in più passaggi mi ha portata a riflettere.
«Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino».
Dopo due anni e mezzo di esistenza passiva in qualità di Pianta, di tubo flessibile che ingurgita insaziabilmente senza filtri, Amélie si desta dal suo stato di torpore e immobilità senza alcuna ragione apparente, e la sua rabbia furiosa si abbatte sul mondo intero. Solo la nonna paterna riesce a placare la sua collera offrendole una tavoletta di cioccolato bianco, rivelandole la delizia e il piacere sublime che la portano alla scoperta dell'io.
Successivamente la bambina sperimenta il fascino delle parole, la curiosità per la morte, l'amore per il Giappone, la sua cultura, la sua natura e i suoi paesaggi incantevoli, il disgusto, lo sgomento, l'orrore della perdita degli affetti e delle proprie radici.
Un libro fluido, ironico, lucido e originale, che mi ha divertita moltissimo e in più passaggi mi ha portata a riflettere.
«Vivere vuol dire rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell'orifizio di un lavandino».