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A review by a_spaghetti_western
A Room of One's Own by Virginia Woolf
5.0
I’ve revisited A Room of One’s Own twice since I first read it in high school, and both times proved equally revelatory. In one respect, my love for this extended essay grows with each re-read. I might perceive a paragraph in a new light or identify a stylistic choice I had previously overlooked. This time, Woolf’s humor stood out to me much more than in previous years (she’s just so funny!).
In addition, I find the experience immensely valuable for introspection. Reading this as a teen was so transformative, I doubt I could ever grasp the full extent of its influence on my perception of the world around me (which, of course, is not to say that I fully agree with the author's conclusions, nor that I do not think the book would benefit enormously from an intersectional critique). Nonetheless, re-reading Woolf feels like conversing with a younger version of myself: “so that’s where I developed that idea!” I catch myself thinking again and again.
This particular read also stands out as my first attempt to appreciate Woolf in Italian. Thanks to one incredible audio recording I found on YouTube and a second, different translation I purchased at a bookstore in Florence last year, I had great fun rediscovering so many of my favorite sentences translated into such a beautiful language. Here are some examples:
In addition, I find the experience immensely valuable for introspection. Reading this as a teen was so transformative, I doubt I could ever grasp the full extent of its influence on my perception of the world around me (which, of course, is not to say that I fully agree with the author's conclusions, nor that I do not think the book would benefit enormously from an intersectional critique). Nonetheless, re-reading Woolf feels like conversing with a younger version of myself: “so that’s where I developed that idea!” I catch myself thinking again and again.
This particular read also stands out as my first attempt to appreciate Woolf in Italian. Thanks to one incredible audio recording I found on YouTube and a second, different translation I purchased at a bookstore in Florence last year, I had great fun rediscovering so many of my favorite sentences translated into such a beautiful language. Here are some examples:
Poiché, l’essere umano è così fatto che il cuore, il corpo e il cervello stanno tutti insieme, e non rinchiusi in compartimenti isolati (come probabilmente si troveranno fra un milione di anni), il buon pranzo giova molto alla buona conversazione. Non si può pensare bene, né amare bene, né dormire bene, se non si è pranzato bene. [Chapter I]
Avete un’idea di quanti libri si publicano sulle donne in un anno? Avete un’idea di quanti fra questi libri sono scritti da uomini? Sapete di essere, forse, l’animale più discusso dell’universo? [Chapter II]
Lo spettacolo è abbastanza strano, pensavo. La storia dell’opposizione degli uomini all’emancipazione delle donne è forse più interessante della storia stessa di quella emancipazione. [Chapter III]
Poiché i capolavori non nascono soli e isolati; sono il risultato di molti anni di pensiero in comune, il pensiero del popolo, sicché tutta l’esperienza della massa si aduna dietro quella voce isolata. [Chapter IV]
Mi assicurate di essere soltanto fra donne? Allora vi posso dire che le prime parole che io lessi furono: “Chloe voleva bene a Olivia…”. Non vi sorprendete. Non dovete arrossire. Qui fra noi, ammettiamo che a volte queste cose capitano. A volte le donne vogliono bene ad altre donne. [Chapter V]
Poiché non si può non essere colpiti, arrivando a Roma, da un senso di sfacciata mascolinità; e qualunque sia il valore di questa sfacciata mascolinità nell’ambito dello Stato, possiamo mettere in dubbio il suo effetto sull’arte della poesia. A ogni modo, secondo i giornali, esiste una certa preoccupazione sull’avvenire del romanzo in Italia. C’è stato un congresso di accademici il cui scopo era di “sviluppare il romanzo italiano”. “Un gruppo di famosi patrizi, finanzieri, industriali e appartamenti alle gerarchie fasciste” si è adunato qualche tempo fa per discutere questo problema, e un telegramma venne spedito al Duce nel quale si esprimeva la speranza “che l’era fascista potesse presto vedere sorgere un poeta degno di essa”. Tutti condividiamo o questo gentile desiderio, ma è assai dubbio che si possa tirar fuori della poesia da un’incubatrice. La poesia ha bisogno di una madre, oltre che di un padre. [Chapter VI]