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chiara_calime's reviews
769 reviews
Orgoglio e pregiudizio by Jane Austen, Melania La Russa
3.0
Riletto dopo più di 15 anni sostanzialmente il mio giudizio non è cambiato. Bello ma non è mai scattata la scintilla fra me e Jane Austen, perciò alla fine pur piacendomi non mi entusiasma e non lo amo particolarmente.
Ho adorato però l'audiolibro letto da Paola Cortellesi
Ho adorato però l'audiolibro letto da Paola Cortellesi
Trust by Hernán Díaz
4.0
Questo romanzo mi ha ricordato moltissimo il film Quarto Potere: attraverso testimonianze a loro modo inaffidabili si cerca di ricostruire il mistero intorno a un personaggio di cui non sappiamo mai nulla che non ci venga raccontato da altri. In questo caso però il mistero da risolvere non è Andrew Bavel, il magnate, ma maribel, sua moglie, una donna affascinante e sfuggente che nessuno, nemmeno il lettore, riesce ad afferrare appieno. Davvero un gioco letterario affascinante, scritto magnificamente.
The Sandman: Act III by Neil Gaiman, Dirk Maggs
5.0
Che dire ormai che non è stato già detto sui primi 3 atti?
Questo audiolibro, che poi è più un audiodrama, è pura perfezione, ed è veramente difficile riuscire a essere così perfetti quando il fumetto è un capolavoro di tale portata
Questo audiolibro, che poi è più un audiodrama, è pura perfezione, ed è veramente difficile riuscire a essere così perfetti quando il fumetto è un capolavoro di tale portata
Una dote di sangue by S.T. Gibson
1.0
Mi avevano parlato bene di questo libro e a me i vampiri piacciono parecchio, ma qui proprio non ci siamo. L'autrice vorrebbe essere Anne Rice, cerca di riprodurne lo stile e le atmosfere gotiche, ma il risultato è un harmony di quelli anche un po' trash.
L'unica cosa che mi ha lasciato questo libro è la voglia di rileggere le Cronache dei Vampiri.
L'unica cosa che mi ha lasciato questo libro è la voglia di rileggere le Cronache dei Vampiri.
Il Re del Grano e la Regina della Primavera by Naomi Mitchison
4.0
Molto diverso da Il Viaggio di Halla, più che un fantasy è un romanzo storico che ci trascina nella Grecia ellenica, fra Sparta, Alessandria d'Egitto e Marob, paese dove la magia è reale e dove il Re del Grano e la Regona della Primavera scandiscono i ritmi delle stagioni e assicurano prosperità al popolo. È un romanzo molto classico, che si prende i suoi tempi, non si fatica a capire perché a Tolkien piacesse il lavoro della Mitchinson e chi ama quello stile pieno di descrizioni dettagliate, che trasportano il lettore lentamente ma inesorabilmente nel mondo del libro, amerà questo romanzo (e infatti io l'ho amato). Ma non c'è solo uno stile classico, anzi, ho trovato tanto le tematiche trattate che il modo in cui sono state trattate incredibilmente moderno, siamo di fronte a un romanzo scritto se non sbaglio nel 1931 e sembra scritto il mese scorso. Sono davvero contenta di aver scoperto questa autrice.
Risvegli by Oliver Sacks
3.0
È un libro che secondo me ha due anime nettamente distinte. Quella medica l'ho trovata piuttosto ardua da seguire, nonostante non sia esattamente a digiuno dell'argomento e abbia letto altri libri suoi, in alcuni momenti mi sono sentita quasi sovrastata dal gergo tecnico.
Dall'altra parte però i racconti umani dei pazienti risvegliati dalla L-dopa sono raccontate con così tanta umanità che mi sono ritrovata enormenente coinvolta dalla loro vita, come vecchi amici o lontani zii a cui sei molto affezionata. Il vero cuore di Riavegli è qui.
Dall'altra parte però i racconti umani dei pazienti risvegliati dalla L-dopa sono raccontate con così tanta umanità che mi sono ritrovata enormenente coinvolta dalla loro vita, come vecchi amici o lontani zii a cui sei molto affezionata. Il vero cuore di Riavegli è qui.
Sapiens: A Brief History of Humankind by Yuval Noah Harari
1.0
Questo è il secondo libro di Harari che leggo, dopo "21 lezioni per il XXI secolo" e mi dispiace dire che anche in questo che da molti è considerato il suo miglior libro riscontro gli stessi pregi e gli stessi difetti.
È innegabile che Harari scriva davvero molto bene, riesce a mantenere sempre alta l'attenzione e a circuire il lettore nella sua visione del mondo. Il libro scorre via facilmente e anche concetti complessi sembrano semplici.
Da qui però emerge il grandissimo difetto: Harari semplifica troppo concetti che evidentemente non padroneggia del tutto, piegandoli al suo personale scopo.
Il primo capitolo è bellissimo, l'autore offre una panoramica della primissima storia della nostra specie sulla Terra, perdendosi certo in lirismi poetici, ma con grande suggestione. Eppure già qui, a chi ha un minimo di background scientifico inizia a suonare un campanello: le fonti? Sono pochissime, non tutte sono effettivamente articoli scientifici e se si va a leggere più approfonditamente le conclusioni che Harari ne trae sono spesso avventate. Questo si fa ancora più evidente dalla seconda parte in poi, dove Harari asserisce che la rivoluzione agricola sia la cosa peggiore mai capitata, citando pochissime fonti, con frasi categoriche che hanno niente di scientifico e tutto di personalissima opinione, ma che lui cerca di venderci come se effettivamente fossero verità assolute. È così e basta.
È evidente che non sa nulla di biologia, di evoluzione, di ecologia, per non parlare di quando nel finale parla di biotecnologie e di scienze fisiche e ingegneristiche, però ha deciso che sono delle cose orribili, che l'uomo viveva felice (anche qui, dedurre la psicologia di un uomo di 500mila anni fa da cosa?) quando era un cacciatore-raccoglitore e che ora siamo tutti miserabili per colpa del progresso tecnologico.
La cosa che mi ha infastidito non è tanto la sua teoria che è rispettabilissima, ma la pretesa di scientificità di cui la ammanta, presentandola come la verità assoluta. Alla fine il libro smette molto presto di essere interessante per diventare solo fastidioso.
È innegabile che Harari scriva davvero molto bene, riesce a mantenere sempre alta l'attenzione e a circuire il lettore nella sua visione del mondo. Il libro scorre via facilmente e anche concetti complessi sembrano semplici.
Da qui però emerge il grandissimo difetto: Harari semplifica troppo concetti che evidentemente non padroneggia del tutto, piegandoli al suo personale scopo.
Il primo capitolo è bellissimo, l'autore offre una panoramica della primissima storia della nostra specie sulla Terra, perdendosi certo in lirismi poetici, ma con grande suggestione. Eppure già qui, a chi ha un minimo di background scientifico inizia a suonare un campanello: le fonti? Sono pochissime, non tutte sono effettivamente articoli scientifici e se si va a leggere più approfonditamente le conclusioni che Harari ne trae sono spesso avventate. Questo si fa ancora più evidente dalla seconda parte in poi, dove Harari asserisce che la rivoluzione agricola sia la cosa peggiore mai capitata, citando pochissime fonti, con frasi categoriche che hanno niente di scientifico e tutto di personalissima opinione, ma che lui cerca di venderci come se effettivamente fossero verità assolute. È così e basta.
È evidente che non sa nulla di biologia, di evoluzione, di ecologia, per non parlare di quando nel finale parla di biotecnologie e di scienze fisiche e ingegneristiche, però ha deciso che sono delle cose orribili, che l'uomo viveva felice (anche qui, dedurre la psicologia di un uomo di 500mila anni fa da cosa?) quando era un cacciatore-raccoglitore e che ora siamo tutti miserabili per colpa del progresso tecnologico.
La cosa che mi ha infastidito non è tanto la sua teoria che è rispettabilissima, ma la pretesa di scientificità di cui la ammanta, presentandola come la verità assoluta. Alla fine il libro smette molto presto di essere interessante per diventare solo fastidioso.