melanto_mori's reviews
122 reviews

Fuga impossibile by Emmy Laybourne

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2.0

Voto: 2,5★/5

Il volume conclusivo della trilogia si è rivelato una vera delusione e il libro peggiore del ciclo Monument14.
Noioso, fintamente dinamico, ripetitivo a iosa e senza senso sotto molti aspetti della trama.
Se nei libri precedenti, per quanto ci fossero molte cose che non funzionavano, rimaneva comunque una certa tensione di fondo (soprattutto nel primo) che spingeva per capire dove si sarebbe andati a parare e quale sarebbe stato il finale, in questo volume conclusivo è tutto un trascinare il lettore per forza di inerzia e necessità di arrivare a una conclusione.
Come nel secondo volume, abbiamo un doppio punto di vista in prima persona, alternato: Dean e Josie.
Il libro precedente si chiudeva con Dean “al sicuro” in un centro di accoglienza in Canada assieme ai suoi amici, mentre Josie – ritenuta morta – era stata invece avvistata in un altro centro di accoglienza, più simile a una prigione, situato nel Missouri e al centro di fortissimi scontri tra le persone di gruppo 0 lì custodite e le guardie.
La narrazione è contrapposta e in realtà dovrebbe essere molto interessante per gli elementi che vengono inseriti, ma che ho trovati gestiti malissimo.

Partiamo dai ragazzi che si trovano in Canada e che partiranno per andare a salvare Josie.
- Niko è passato dall’essere il ragazzo determinato e ottimo boyscout, sempre molto lucido, al diventare un “fidanzato ossessionato”. Irragionevole e che riesce a fare cose solo perché l’autrice vuole così, visto che a una certa ne perdiamo le tracce e chi s’è visto s’è visto, fino al finale.
- Dean sempre più stupido e sottone di Astrid che, ricordiamolo, è incinta. E, come al solito, ha pensieri davvero… non saprei come definirli se non proprio “stupidi”. E non è che l’essere un ragazzo di 16 anni ti possa giustificare a una certa.
- Jake il bashato per eccellenza che continua a essere bersaglio di un bashing senza senso e che, per la seconda volta, di punto in bianco mollerà Astrid e Dean nel momento del bisogno e ciao (da che era ossessionato all’idea di diventare padre e dimostrare di esser buono a qualcosa al “no, va be’, non ne sono capace. Dean sei mejo te. Cià”). Chiaramente l’autrice lo aveva portato avanti solo per il Triangolo-no e quando non ne ha avuto più bisogno se n’è liberato a caso.

La situazione nel Missouri non è di certo migliore.
- Josie ha una caratterizzazione totalmente pasticciata tra il voler essere super-violenta (a causa della sua natura di gruppo 0) e poi, nei fatti, rivelarsi solo una: “Lassateme sta, perché so’ strano, perché c’ho i problemi, il mondo non mi capisce, ce l’hanno tutti con me” (cit.).
- I ragazzini di cui Josie si occupa (perché, sì, pure qua deve fa da babysitter): che sono una petulagna continua e che, dopo pagine e pagine in cui ci viene detto che Josie fa tutto per loro ecc ecc, spariscono di punto in bianco, il loro destino chissenefrega, tanto era arrivato finalmente San Niko a liberare la sua bella, ergo, il background lasciato nel centro di detenzione non serve più.

In tutto ciò: gli Adulti.
Perché, sì, anche gli adulti hanno un ruolo in questo volume. UN RUOLO DEL TUTTO INUTILE!
In un mese – un mese. Regà, manco con la pandemia attuale in un mese abbiamo avuto tutto ‘sto casino! – questi sono stati capaci di mandare in vacca una nazione intera (gli USA), diventare peggio di The Walking Dead e non riuscire a gestire un problema che è molto limitato e non è scala globale.
Cioè, cerchiamo di capirci: tutto l’impianto narrativo “catastrofico” è assurdamente ingigantito rispetto quello che dovrebbe essere secondo quanto descritto. Le reazioni (o le mancate reazioni) sono assurdamente ingigantite anch’esse e il tutto per far avere la sensazione di situazione al collasso, ma che nei fatti… non ha senso.
Gli USA sono una nazione enorme, un evento catastrofico che succede in una parte del Colorado (quindi UNA PARTE di UN SOLO STATO) come diavolo fa ad avere una ricaduta simile, quando non è nemmeno INFETTIVA?! Non regge. La giustificazione non tiene su tutto l’impianto. Ma, d’altronde, se già le fondamenta della catastrofe non reggevano – come detto nella recensione al primo volume – è chiaro che pure il resto poi fa acqua.
Si fa uso di una cattiveria molto gratuita, da parte degli adulti, che vanno molto a come va il vento e caricano questi ragazzini di responsabilità che, in fin dei conti, non gli competono.

La risoluzione finale, con il medico infame che debbotto si redime nel giro di un rigo e tutte le coppiette che si riuniscono felici e contente nella comune dello zio di Niko, è tremenda.
Di questo libro non riesco a salvare niente, se non qualche idea che però non è stata resa in maniera efficace. Non c’è più nemmeno Max con le sue perle.
In definitiva, sono rimasta molto delusa: questa trilogia aveva premesse ottime, ma le ha disattese tutte. Un vero peccato.
Cielo in fiamme by Emmy Laybourne

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4.0

Allora, dove avevamo lasciato i ragazzi?
Ah, sì, a un finale spaccato a metà: il gruppo si è diviso.
Ho trovato che il secondo volume correggesse alcune delle cose che più avevo odiato nel primo volume. Come per esempio lo slut-shaming su Sahalia, ma ciò non significa che i pensieri rivolti a questo personaggio “migliorino” poi tantissimo. Ogni volta che ci si riferisce a lei, non si fa che parlare del suo abbigliamento, dell’essere cool o del non esserlo, come se in una catastrofe di quelle dimensioni fosse davvero importante che ti metti addosso.
Non cambiano nemmeno alcuni comportamenti senza senso:
- Sahalia e le sue fisse amorose che cambiano nel giro di un “sei morto”.
- Tutti sti bambini che devono urlare per forza, che ti fanno credere che siano in perenne attacco isterico
- Il signor Scietto che li manda via solo perché hanno trovato il cadavere della moglie chiuso in una stanza (???)
- Astrid che molla Jake e si bomba Dean, ma poi torna Jake e lei ritorna con Jake, ma ce lo vuole da Dean. MAL DI TESTA.

In questo secondo volume abbiamo due vicende che si snodano in maniera parallela e quindi due PDV: quello di Dean rimasto al supermercato e quello di suo fratello Alex partito con Niko e gli altri alla volta di Denver.
Ovviamente, per entrambi, pare di essere finiti di nuovo in una “serie di sfortunati eventi” e quindi se gli possono avvenire disgrazie a raffica, come in ogni buona legge di Murphy, credetemi avverrà.
In alcuni casi ho pensato che certi eventi fossero stati inseriti solo per allungare il brodo, perché nell’economia della storia non hanno una reale utilità, quanto una reale “crudeltà”.

In particolare, la frazione di storia ambientata al supermercato è tutta incentrata sul triangolo Dean-Astrid-Jake e su come la loro relazione si incastri. Soprattutto perché Astrid è incinta. Ed ecco che ritorna la questione di donna=madre che trova il suo culmine ovvio.
Di nuovo: pessima caratterizzazione di Jake, abbozzata, facilona, tanto che è chiaro che il suo personaggio sta sul cazzo pure all’autrice, perché nei momenti finali del libro – quelli più concitati – il suo pg semplicemente SCOMPARE. Questi stanno scappando per salire sull’elicottero che li porterà al sicuro, abbiano una carrellata di tutti i personaggi. E Jake non viene nemmeno nominato. Lo ritroveremo solo nell’epilogo in cui, boh, hanno deciso che “Jake verrà chiamato papà (dal bambino), e Dean invece ne ricoprirà il ruolo”… come se fossero ormai due vecchi scafati, che della vita hanno capito tutto e hanno il mood settato su “maturità a manetta”. NH.
Altra incoerenza è che Dean sta lì a farsi problemi per aver ucciso delle persone, soprattutto quando era in versione berseker causa contaminazione del suo sangue 0 con gli agenti chimici, e poi quando fuggono abbandonano quei ragazzi loro coetanei o giù di lì dentro il supermercato mentre decontaminano l’intera Monument con le bombe.
Allora, scusate, no non si uccide, ma quelli però, chissene frega? Il discorso non torna.

Il gruppo invece diretto a Denver, e osservato dal punto di vista di Alex – fratello di Dean –, non se la passa certo meglio. E nonostante la sfiga all’ennesima potenza, si continua con queste relazioni sentimentali inserite a forza e sviluppate malissimo, che nascono dalla sera alla mattina e hanno le connotazioni dell’amore della vita, quando questi a stento sanno come pulirsi il sedere.
Josie è un personaggio che nel primo volume secondo me è stato caratterizzato male: passa da uno stato catatonico iniziale (dovuto a una grave ferita alla testa) all’essere la donna-angelo-del-focolare e pure un po’ sergente di ferro, che mette tutti in riga. Così. A schiocco di dita.
Le cose per fortuna cambiano un po’ nel secondo volume, quando perde quest’aura da “mamma”, per assumerne una molto più complessa e oscura, che ho apprezzato di più.
Delusione invece per Niko, che da personaggio molto squadrato, motivato a volte anche freddo e che non riesce a relazionarsi, di colpo di viene uno che si fa prendere molto più dalle pulsioni e dalla propria disperazione. Difatti non sempre mi ha convinto, perché mi sembrava troppo ammantato da un atteggiamento da adulto trent’enne, che da sedicenne.

Come al solito, il personaggio d’oro è Max. Voce della vera saggezza.
Momento d’oro, invece, quando Batiste ritrova sua madre. È stato bello, mi ha emozionata, perché comunque nonostante tutto, ancora una volta, sono rimasta invischiata nella storia di questa fuga per la salvezza, sudata fino alle ultimissime pagine.
Troppe volte c’è accondiscendenza con i ragazzi, anche tra gli adulti – adulti inutilissimi, cmq. Toppe volte c’è accondiscendenza verso i bambini.
Ma in generale è rimasta una bella lettura, in cui finalmente, almeno per poche pagine si può tirare un sospiro di sollievo.
Poche pagine… perché poi il finale ci dirà che non è finita qui e che c’è l’ultimo libro che ci aspetta.

Nota che mi sento di fare: per fortuna questo secondo volume ha molti meno refusi del primo. Il primo è stato flagellato da refusi, errori nella scrittura dei nomi e altri scritti nei posti sbagliati. Qui, invece, va decisamente meglio.
L'esercito dei 14 bambini by Emmy Laybourne

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3.0

Cominciamo col dire che lo slogan aggiunto dalla CE italiana, con riferimento a Hunger Games, è del tutto fuorviante. Hunger Games non c'entra niente, non hanno niente in comune, a parte la giovane età dei personaggi. Se avessero voluto fare un riferimento o un paragone, “Il signore delle Mosche” era il titolo adatto, perché ha le stesse premesse: un gruppo di ragazzi (che vanno dalle elementari all'ultimo anno di liceo) si trovano da soli a doversi autogestire, badare ai più piccoli, badare a loro stessi e mantenere una parvenza di società e ordine, all'interno della loro comunità improvvisamente isolata per cause esterne.

Finita la premessa, passo alla recensione.

Questo libro avrebbe potuto meritare miliardi di stelline se solo l'autrice non avesse avuto delle cadute di stile enormi e se il testo fosse stato scritto/approfondito un po' meglio di quanto fatto.
Il primo problema sono le "spiegazioni" dietro gli eventi catastrofici (perché non ce n'è uno solo) che si sono verificati.
SpoilerIn sequenza abbiamo:
- Una grandinata epocale, capace di distruggere auto e far ribaltare un bus scolastico (con conseguente morte di buona parte delle persone presenti al suo interno e di chi, ovviamente, si trovava in strada).
- Un’eruzione catastrofica avvenuta a La Palma (Canarie), con conseguente mega-tsunami che ha colpito la costa est degli USA, causando morte e distruzione.
- Il Colorado viene colpito da un terremoto M8 (virgola qualcosa) che oltre a provocare danni di per sé, provoca una fuoriuscita di materiali chimici estremamente pericolosi dal NORAD, il comando di difesa aerospaziale americano.

Da quale “NO!” comincio?
Perché tutti gli eventi catastrofici elencati non sono CREDIBILI per le condizioni tettonico/vulcaniche dei luoghi da cui partono.
Anche l’eventualità di un mega-tsunami che arriva da La Palma (regolarmente ipotizzato e simulato) non arriverebbe a fare i danni devastanti di cui si parla nel libro e capaci di mettere in ginocchio un paese enorme come gli USA (Primo: impiegherebbe NOVE ore per arrivare, tutto il tempo per evacuare la maggior parte delle persone – Secondo: le onde previste sarebbero di 20/30 metri e non sono la fine del mondo (soprattutto per un paese dotato di GRATTACIELI in cui salire e mettersi al sicuro), altrimenti il Giappone nel 2011 doveva essere stato cancellato dalle carte, per le sue onde di 40 metri).
Infine, la nube tossica fuoriuscita dallo stabilimento del NORAD. Figo. Un ottimo espediente catastrofico. Se non fosse che… cosa ci fanno le armi chimiche dentro al centro di difesa aerospaziale che si occupa solo di “studiare gli oggetti volanti” che vanno dal missile all’UFO? O_O


Gli eventi esterni su cui si basa il libro sembrano solo un “butta dentro il calderone!” per avere l’effetto “disastro naturale inaspettato” che sconvolge gli equilibri sociali degli USA, ma che nei fatti sono estremamente ingigantiti e campati in aria per essere davvero credibili. Ci vengono passati per verità e noi, lettori, dobbiamo accettarli. Fine.

La seconda caduta di stile, per me, è nella caratterizzazione di alcuni personaggi
Spoiler(in particolare quello di Sahalia, sul quale – almeno nel primo volume – viene portato avanti un chiaro esempio di slut-shaming. E su una BAMBINA DI 13 ANNI non è accettabile. Il protagonista non fa che parlare di lei solo in base al suo aspetto fisico, al modo di “svestirsi” per farsi accettare nel gruppo di quelli considerati “adulti” e di civettare con Jake e soprattutto Brayden. Tant’è che quando questa ragazzina rimane vittima di un tentativo di stupro da parte di un altro personaggio, le rimane comunque attorno un’aura di “dubbio” che non lo abbia provocato lei. Non lo trovo accettabile, anzi mi ha davvero disgustata).

In particolare, c’è una sorta di stereotipizzazione dei personaggi femminili e di quelli maschili.
Le donne della storia (le più grandi) sono le “madri”, gli angeli del focolare, sono quelle che si prendono naturalmente cura dei più piccoli, come se fosse il “ruolo a loro designato”.
I maschi sono i macho man, i capi, prendono le decisioni e una parte di loro fa irrimediabilmente casino e si dimostra inaffidabile.
Poi c’è lo “sfigato”, il protagonista, Dean, attraverso il quale seguiamo la vicenda.
SpoilerE il suo amore infinito per Astrid che, signore mio, anche meno. Sei nel mezzo di una catastrofe enorme, hai dei marmocchi a cui pensare, non puoi stare tutto il tempo a imbambolarti sulla bellezza di Astrid, la bravura di Astrid, la meravigliosità di Astrid, su quanto tu sia perdente o su quanto invidi Jake che si bomba proprio Astrid.


La questione di dover a tutti i costi – TUTTI I COSTI! – mettere su improbabili relazioni sentimentali tra i personaggi, senza un minimo di reale approfondimento, è un’altra cosa che ho trovato insopportabile.
SpoilerGente che cambia idea nel giro di uno schiocco di dita, che il giorno prima piange l’amore della vita (A TREDICI ANNI?!?!?!?!) e dopo qualche ora già pensa a un altro. *rolls eyes*


Eppure, se come ho chiuso questo libro ho iniziato il seguito qualcosa vorrà pur dire. Ed è il motivo per cui sono così arrabbiata con l’autrice per tutte le cose che non reggono!
Perché la storia è avvincente.
Perché in certe occasioni ti fa sì pensare “Oddio, ma hanno 17 anni o 7???”, ma in certe altre ti mette un’angoscia e un’ansia addosso che non ti permette di smettere di leggere. Vuoi sapere come va a finire, vuoi sapere cosa accadrà, chi morirà e chi sopravvivrà. Vuoi sapere se ce la faranno.

Altro punto a favore è l’espediente dell’azione dei composti chimici fuoriusciti dal NORAD
Spoilerin base al gruppo sanguigno di chi li respira.
L’ho trovata davvero una bella idea e con delle conseguenze interessanti.

Personaggio preferito di sicuro Max.
SpoilerNiente più di un bambino di otto anni, ma che viene caratterizzato così bene e che tira fuori le perle migliori di tutto il libro, che vorresti entrare nella storia e portarlo via, solo per salvarlo.

Secondo personaggio preferito Niko.
Spoiler16 anni e l’unico che dimostra davvero di avere senso pratico e sale nella zucca, che ci prova a dire “No, regà, sta cosa non la facciamo perché è pericolosa!” ma che nessuno sta a sentire e poi si trovano tutti nella merda.

Personaggio maltrattato: Jake. Secondo me, Jake meritava una caratterizzazione migliore, un approfondimento.
SpoilerÈ quello che si becca un chiarissimo PTSD di quelli enormi, ma viene bollato come codardo o fatto passare per un idiota. Senza contare che ha 18 anni, ma certe volte si comporta come un ragazzino di 15, passando la maggior parte del libro a bere e impasticcarsi con Brayden, ma senza minimamente accusare gli effetti da astinenza quando smette.

Personaggio maltrattato 2: Sahalia. Per tutto quello che è stato detto prima.
SpoilerOkay descrivere la ragazzina in piena fase rebel-13, ma non così. Così è disgustoso.

Personaggio maltrattato 3: Astrid. Poteva essere un ottimo pg femminile, ma cade comunque nella trappola del donna=mamma per forza di cose.
Personaggio odiato: Chloe. Ho desiderato di sopprimerla ogni volta che apriva bocca.
Personaggio ambiguo: Dean. Lo so che è il protagonista e di lui dovremmo sapere vita, morte e miracoli, ma per me rimane ambiguo. Certe volte l’ho odiato, certe altre avrei voluto dargli una pacca sulla spalla e certe altre una sberla.
SpoilerHa 16 anni, ma c’ha solo Astrid e il sesso in testa (che, uhm, forse in una situazione normale potrebbe anche essere OVVIO, ma questa non è una situazione normale, quindi, insomma…), nonostante si stia trovando ad affrontare gente che esce fuori di melone (tra cui anche lui), gente che muore, gente che tenta di ucciderli, gente che viene uccisa (da loro). Insomma, in certi momenti la sua caratterizzazione l’ho trovata senza senso.

Quindi, riassunto del poema: un’idea ottima, ma un’esecuzione meh con sprazzi di “oddiocheansia!” che ti trascinano fino alla fine, tirandoti per i capelli, tanto che ho già terminato di leggere anche il secondo e ora mi sono buttata sul terzo e ultimo volume.
Per i problemi riscontrati non potrei dargli più di 3 stelle, ma per i pregi che comunque ha non potrei dargliene di meno.
L'Inganno del Sangue: Barnes&Baker I by Eliana Matania Ruggiero

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4.0

Il mio voto è 4-

Premessa: detesto i vampiri, in tutti i luoghi e in tutti i laghi. E quando ho iniziato a leggere questo romanzo mi sono detta: "Non farti influenzare dal fatto che odi i vampiri!!! Sii oggettiva!!!"... E invece ho ADORATO tutta la parte vampirica.
Mi è piaciuta molto, l'ho trovata ben strutturata e delineata, con delle informazioni e risvolti davvero curiosi e interessanti (io adoravo Asher, per esempio. Cuori per lui).
E per quanto siano presenti alcuni degli aspetti classici e più amati della narrativa vampirica (e che io più detesto) PER FORTUNA sono davvero ben diluiti e contestualizzati.

Per quanto mi riguarda, le difficoltà le ho trovate invece nella prima metà del libro.
Ho avuto l'impressione che i personaggi venissero incanalati, in maniera un po' forzata, verso un'unica direzione: che è quella del romance. La parte poliziesca (di indagine vera e propria) è stata per buona misura accantonata o comunque solo abbozzata, per concentrarsi su Christopher e William e il loro rapporto.
Belli invece quei capitoli dedicati alle singole vittime che stuzzicavano l'appetito.
Completamente diverso il ritmo nella seconda metà, che invece scivola bene; che sia la relazione tra i personaggi o che sia l'aspetto poliziesco, tutti gli incastri vanno a punto, e ho trovato che la lettura si facesse molto più avvincente.
Mi è piaciuto molto il personaggio di Christopher, ho trovato fosse quello caratterizzato meglio e più approfondito e anche che avesse comportamenti più coerenti con sé stesso.
William, invece, in certi momenti l'ho trovato un po' fastidioso.
Spoiler
Il mio preferito comunque resta Asher, perché si capisce che ci tiene al fratello, soprattutto dopo alcune cose che si vengono a sapere nella storia (e perché ADORO i rapporti familiari T_T soprattutto quelli tra fratelli T____T. Vota Asher).


10 punti per Londra, infine.
Durante la lettura ho rivisto posti in cui sono stata e che mi hanno ricordato (maledetti!!!) quanto mi mancasse e quanto non veda l'ora di tornarci.

In definitiva: una lettura molto piacevole, di cui aspetto il sequel per vedere come si evolverà il rapporto tra Chris e Will, soprattutto date le premesse raggiunte nel finale.
Return by Corinna Corti

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4.0

Questo è di sicuro un libro molto denso. Non solo per il numero di pagine che lo compongono, ma anche per ciò che viene narrato all'interno.
Molto denso e molto lento.
Sarò onesta: ho preferito il primo volume della dilogia. L'ho trovato agile, coinvolgente, che ti lasciava sempre sul filo del rasoio e con la sorpresa per il capitolo successivo. Questo invece si è preso molto più tempo di quanto avrei creduto per leggerlo, forse perché l'intreccio della trama è bello complicato o perché le vicende di Dean sono molto più diluite in parole, per dare modo anche a una costruzione di un tempo narrativo che parli di distanza (insomma, certi fatti devono avvenire ma non a distanza ravvicinata).
Quindi seguiamo tutto questo percorso fatto da Dean, che poco alla volta inizia a venire a capo di ogni cosa. Ogni singola cosa che è stata messa in piedi da Lord Bucket.

È assolutamente un bel libro!
Se avete letto "Escape", "Return" dove leggerlo, affinché possiate sciogliere tutti i nodi rimasti intrecciati. La penna di Corinna è sempre piena di quell'ironia che non abbandona mai il testo, dall'inizio alla fine, ed è esposta attraverso bocca e pensieri di Dean; che in più di un'occasione mi ha fatta sbottare a ridere!
SpoilerCi sono dei personaggi secondari bellissimi - come Martin (AW!) o Crowe - e altri che avrei preso a calci nel sedere a ogni riga - come Scott. MADONNA SCOTT. LE BOTTE! E pure Alisya eh, non brilla. E finalmente ho potuto inquadra Lady Electra, cripticissima fin quasi alla fine, quando c'è un particolare risvolto che mi ha fatta esclamare un: "Ohibò! **" di pura approvazione.
Ma proprio perché la scritta, qui, è molto più densa ho faticato in certi passaggi e avrei di certo preferito qualcosa di più agile come era stato per il primo volume.

Il testo però è consigliatissimo.
Dean non ne azzecca una nemmeno pregando sui carboni ardenti XD e in più di un'occasione avrei voluto afferrarlo per scuoterlo forte e dirgli: "AHO'!!!!". Ma lui e Blake hanno i loro momenti, finalmente, anche se Corinna ce li fa sempre sudare! XD Però, quando riescono a incontrarsi... sono davvero fuoco e fiamme. *____*

La terra dimenticata dal tempo by Edgar Rice Burroughs

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2.0

Ecco, questo titolo si prende di diritto il premio di "Lettura peggiore di Gennaio" e ci sono rimasta supermale :(

SpoilerUn'ottima idea, degli spunti interessantissimi... ma una narrazione terrificante, un protagonista Gary Stu, un tell continuo dall'inizio alla fine.
Dal capitolo 6 in poi - ed è davvero un libro piccino - ho cominciato a saltare pezzi interi, perché non vedevo l'ora di finirlo e passare al prossimo titolo.
Mi spiace tantissimo, perché avevo aspettative enormi: la trama aveva tutto quello che mi interessava (e che speravo di trovare in un buon libro di avventura), il trope dell'isola sperduta con civiltà preistoriche e dinosauri lo adoro, ma dopo un po' non ce l'ho fatta più a reggere.

La storia ha un solo punto di vista, poiché narrata come manoscritto ritrovato. E fin qui, va benissimo.
Se non fosse che il protagonista: sa tutto lui, fa tutto lui, risolve tutto lui, decide tutto lui, comanda tutto lui, salva (quasi) tutti lui. L'unica figura femminile si innamora di lui (e lui le giura amore eterno dopo tre righe che si conoscono e nemmeno sa come si chiama. Io amo il colpo di fulmine, ma così anche no), lui la salva di continuo e via discorrendo.
Oddio, no.

Nonostante gli spunti narrativi interessanti dell'ambientazione e il fatto che avvengano davvero tante cose, l'uso quasi esclusivo del "tell" sullo "show" rovina tutto. Non si crea pathos, tensione, aspettativa. È tutto un "ho fatto questo, ho visto quello, è successo quell'altro" uno dietro l'altro come un enorme elenco che ti lascia l'amarezza nel veder rovinata un'idea bellissima.


So che questo titolo è il primo di una trilogia, ma non la continuerò, con sommo rammarico. Ma se tanto mi dà tanto, col cavolo che mi avvicinerò a Tarzan.
Il voto avrebbe dovuto essere zero, per quanto mi riguarda, ed è arrivato a due solo perché la traduzione è ottima e mi spiaceva penalizzarla.

Diablo by Francisco Gerardo Haghenbeck

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3.0

Questa è una di quelle occasioni in cui detesto che goodreads non permetta l'assegnazione dei mezzi numeri: perché questo romanzo, per me, era da 2.5, preciso preciso. Tre è troppo, due è troppo poco.

"El Diablo me obligò" è davvero un'occasione mancata.
Ha una trama interessantissima, delle figure che mi sarebbe piaciuto approfondire e tutto un worldbuilding che questa prima lettura non ha fatto che stuzzicare (a partire dall'origine del Conclave e dalla sua natura). Avrebbe potuto essere l'apripista di una serie di romanzi che avrei divorato.
Il problema è la scrittura.
Valida, se presa da sola (e molto, molto ironica!), confusionaria al massimo se presa nell'insieme del libro. A volte non capivo chi stesse parlando, a volte il punto di vista saltava da uno all'altro personaggio. La struttura del romanzo, inoltre, non aiuta per niente: è tutto un continuo saltare dal presente, a quattro anni prima, poi un anno prima, poi presente, poi cinque anni prima, poi quattro e due mesi, poi ieri, poi oggi... tutto così. Tutto. Senza un vero schema e che non fa che spezzare la narrazione (già difficile di suo da seguire, in certi momenti).
Altra scelta che non ho apprezzato (e che non apprezzo in generale) è quando un capitolo è in terza persona, uno in seconda, uno in prima, poi di nuovo in terza e così via (a meno che non ci sia un valido motivo per farlo e si segua, appunto, uno schema, ma qui di schemi nemmeno l'ombra).

Inoltre: l'edizione italiana è piena di refusi, e hanno portato solo il primo romanzo della serie (che si dovrebbe fermare alla dilogia, poiché purtroppo l'autore è morto lo scorso anno) - e io trovo DETESTABILE quando una casa editrice inizia a tradurre una serie e NON LA CONCLUDE.

Però...
Spoilerle figure dei diableri sono incredibilmente interessanti; la cultura dell'esorcismo, le possessioni dei diavoli, l'idea di usare angeli e demoni come animali da combattimento, l'idea stessa che l'uomo sia un prodotto evolutivo inferiore solo a Dio e che sfrutti queste creature per il proprio tornaconto, il proprio piacere, il proprio intrattenimento e il proprio potere, il fatto che il protagonista fosse un latinoamericano. Il tutto calato nel mondo attuale, rende l'insieme un qualcosa dal potenziale incredibile... che però è finito in una grossa palla di fumo.
Un vero peccato. Un grosso, enorme peccato.


So però che ne è stata tratta una serie tv messicana - dal titolo "Diablero" - e che dovrebbe essere presente su Netflix. Se disponibile anche in Italia, penso che proverò a darle un'occhiata: magari riuscirò a capire meglio, ciò che nel testo ho trovato troppo nebuloso e confuso.
Aristotle e Dante scoprono i segreti dell'universo by Benjamin Alire Sáenz

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3.0

Ho iniziato questo libro con aspettative altissime, ma già arrivata a pagina 100 ho capito che sarebbero state disattese.
Ammetto in tutta onestà di non aver amato neppure "Il giovane Holden", letto ai tempi del liceo, quindi non penso sia un problema di target.

La prima difficoltà l'ho avuta con la traduzione: perché è stato tradotto per intero al trapassato prossimo?! Soprattutto considerando l'abuso che l'autore fa dei tag di dialogo come "disse". Figuratevi quanto è stato pesante avere un elenco infinito di "aveva detto/avevo detto" in chiusura di molte battute di dialogo.
Dialoghi che ho trovato poco adatti a dei teenager, e in certi casi poco realistici in generale; senza contare espedienti di scrittura che hanno reso il più delle volte il testo ridondante e ripetitivo.
La storia di Ari e Dante mi ha tirato fuori qualche emozione solo nelle ultime cento pagine, che ho trovato la cosa migliore di tutto il testo, ma non abbastanza da farmi aspettare la traduzione del sequel.
Non nego che ci siano stati dei begli sprazzi narrativi, ma molto pochi rispetto alla totalità del libro.
Però ho voluto bene a Legs, soprattutto per il suo nome. <3
Due battiti all'unisono by Elena Mauro

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4.0

Questo è proprio un bell'esempio di libro per ragazzi: l'avventura da eroe, la crescita, le amicizie, i tradimenti e anche gli amori, per non parlare della magia. Ha davvero tutto il necessaire, ma ti frega sul finale con cliffangher e ti lascia un po' "MACCHECOS-?!" XD Che non è affatto un male, anzi! La fortuna è sapere che il seguito non tarderà ad arrivare.

Ho apprezzato molti elementi di questa lettura, che scivola via davvero in fretta.
Mi hanno convinto un po' meno le parti relative a Gavin e Selik, che avevano troppo un sapore "manghereccio" per i miei gusti, mentre ho adorato quelle ambientate nel presente di Caleb e Bent.
L'utilizzo della prima persona non mi ha sempre convinta, però si sentiva davvero bene la voce "giovane" di Caleb, tutti i suoi sedici anni, con gesti folli, a volte estremi e che tendono a "esplodere", in un senso o in un altro (siamo così melodrammatici da adolescenti!). Il suo personaggio è quello che emerge più forte, più vivo e più brillante - anche perché la vicenda è tutta dal suo punto di vista - ma mi è piaciuto molto anche Richard, con il suo genuino stupore e la sua mente più analitica e posata (ALMENO LUI! XD).
E il padre di Caleb è un puccino, vi sfido a dire il contrario. U_U Papo dell'anno.

Non mi resta quindi che aspettare il sequel, per vedere cosa succederà.

Escape by Corinna Corti

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5.0

"Escape" non è solo 'bello', ma BELLO BELLO BELLO. ❤
Lo stile di Corinna è ironico e si beve in un attimo, tant'è che l'ho letto parecchio in fretta, considerando i miei ritmi non velocissimi, perché alla fine di ogni capitolo volevo sapere cosa sarebbe accaduto.
Quindi, secondo onore al merito all'autrice, per aver intessuto una trama interessante che non vedo l'ora di continuare nel Volume II.

La storia si snoda tutta tramite il pdv di Dean, un pirlotto che vuole fare il supermegamacho, e da principio ci riesce pure bene, ma poi la sua natura pirlotta e un po' disagiata (causa famiglia URENDA) emerge davvero bene nello snodarsi della vicenda vissuta in questa prestigiosa accademia per psicocineti.
E io sono assolutamente #teamDean! *alzapugno*
Perché gli si vuole bene in tutti i suoi comportamenti, anche quelli sciocchi.
Anche al co-protagonista Blake si vuole bene, e non vedo l'ora di conoscerlo meglio. **
Su Lady Electra ho ancora qualche riserva, e quindi aspetto il sequel.
Invece, non ho alcun dubbio sui Wright. Soprattutto su Wright Senior -_-.

Una delle cose che più mi sono piaciute è stata l'ambientazione. Questa accademia con le sue materie mi ha colpita moltissimo e mi sarebbe un sacco piaciuto ci fosse stata una sorta di schema/compendio/appendice/qualcosa in cui venissero spiegate bene tutte le materie. O anche una bella piantina della scuola. *_* Sapete, quelle cose da fissati del fantasy, ecco XD

Consigliato?
UN SACCO!